la morte simbolica


Il balcone di San Pietro è vuoto. L'immagine è esatta, precisa. Nanni Moretti l'aveva vaticinata nel suo ultimo film, ma un film, come qualsiasi altra opera, altro non fa che captare lo spirito dei tempi. Un autore non tira i dadi, fiuta l'aria. E quel balcone, forse, era vuoto già da un po'. Il Padre, come simbolo, come entità, è stato divorato dai tempi, e quella finestra resta sospesa a mezz'aria, incerta. Che cosa si può dire? Come interpretare la vischiosità del presente? I dogmi si sono sbriciolati, e il brivido che oggi ci regala la Chiesa è quella del relativo, e ad offrircelo sul piatto è il Papa all'apparenza più conservatore e tradizionalista, quello che il relativismo l'ha sempre combattuto. Un Papa che dall'infallibilità è passato ad un umano, disarmante "non so più che fare". E' un gesto di dignità molto grande, quasi incomprensibile con i canoni dell'oggi, dove il sommo valore è l'attaccamento al potere e alle sue cerimonie. Ma questa decisione segna anche uno scarto netto, un prima e un dopo: per i fedeli è l'Incognita, per tutti un suono quasi assordante. Si ha un bel citare Celestino V e altri grandi rifiuti, la verità è che quasi nessuno ha sottomano i mezzi culturali per capire con esattezza che cosa è successo, per la semplice ragione che le implicazioni di questa scelta sono oscure e inedite, sia per premesse che per conseguenze. Il Papa che abdica è forse la fotografia di una civiltà orfana, di certo di una fase storica che ha esaurito il proprio alfabeto, e con esso la possibilità di interpretare il presente. Servono nuovi canoni, ma i linguaggi non nascono dall'oggi al domani, e un lutto simbolico, come in questo caso, può essere più doloroso e complicato di un lutto della carne. La morte porta compiutezza, la dimissione no. Andarsene è un diritto (lo diceva anche Baudelaire), ma andarsene significa anche lasciare spazi aperti, domande irrisolte, fatto normale in vite normali, eccezionale se a farsene carico è un Papa, per chi crede, Vicario di Cristo in Terra. Quel "non farcela" sottende un bisogno di collegialità e di condivisione che non ha precedenti nella storia; la fallibilità di un Papa è la fallibilità del mondo, inesatto e imperfetto per definizione. 

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