telepsicovision

Era chiaro che l'ubriacatura da internet avesse le ore contate, e che la televisione, con tutto il suo peso psicopolitico, si sarebbe imposta con pachidermica imponenza nelle trame dei flussi elettorali. Va bene le primarie, va bene il movimentismo via web, ma quando le cose si fanno sul serio, allora ci si fida della televisione e dei suoi santuari: talk, dibattiti, giornalisti talvolta compiacenti, ridda di affermazioni dette e contraddette, proclami, populismo. E i risultati omologanti e in questo senso rassicuranti della tv non sono una sorpresa, anzi: sono la paciosa conferma che tutto va come è sempre andato, al punto che non solo B. è più presente che mai (dire vivo sarebbe troppo) con tutto il suo armamentario da piazzista, ma perfino il compassato e ingrigito Professor Monti è stato costretto ad adeguarsi alla danza, berlusconizzandosi, assumendo cioè le pose del populismo facile sulle tasse (in tono minore però, vanno ridotte un pochino) e sobbarcandosi lo stakanovismo televisivo, da un salotto all'altro, senza tregua. E anche lui si sente in dovere di trattare, di dare qualcosa a tutti, promettere, consentire, illudere. E nell'offrire uno sfondo, la televisione resta imbattibile, perché sa essere invasiva e subdola come nessun altro mezzo di comunicazione: a pranzo, mentre la massaia spadella, a cena, mentre il ragioniere ingolla la pastina. E poi tutto il giorno, lo schermo ha sempre la sua televendita da fare, il suo spazio autogestito da vendere come libera informazione. E in un paese come il nostro, arretrato, il messaggio più efficace resta quello più superficiale, perché l'italiano medio che fino a una settimana fa urlava dalle piazze ladri ladri vergogna vergogna, ora è lì che compra, e vota. E così B. recupera - incredibilmente, in un paese civile - terreno, la Lega è ancora in pista e i vari gruppi di pressione si sono ammassati al centro, in farinosi partitini arraffa briciole. La memoria corta degli italiani fa il resto: ogni quarto d'ora c'è un reset generale, un grande blackout che è anche il ritorno alla verginità di amministratori, imprenditori, uomini di partito già ampiamente deflorati, ma sempre pronti a darsi come il nuovo, anche quando sono sempre le stesse passeggiatrici che hanno solo ritoccato la tariffa. 

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