pilastri di gomma

Ed è così, forse, che si consumano i sogni. Dal granito alla plastica, dal marmo al linoleum. Il Novecento aveva prospettato sconvolgenti ipotesi di immensità, catalizzato l'attenzione di milioni di persone sulle favole all'acciaio e alla fiamma ossidrica. Le grandi pazzie del secolo scorso - fascismo, nazismo e comunismo - sono sguazzate nel mito della grandezza, delle vastità oceaniche, delle opere titaniche, dei sommovimenti epocali. Stadi, quartieri, macchine belliche, qualcosa anche di apprezzabile (non so, mi viene in mente l'Eur a Roma, che un suo fascino ce l'ha) il tutto nel segno della superiorità e dell'imponenza. Imponenza che ha una sua vaticinante assonanza con impotenza: sappiamo come è andata a finire. Oggi è diverso. Se davvero il berlusconismo è stato l'ultimo bastione del populismo, specie di parodia sgangherata di un regime, ultima propaggine intessuta di ridicolo di ciò che in precedenza fu drammatico e criminale, all'alba del 2012 scopriamo, almeno qui in Italia, che le cose sono messe in modo diverso. Dopo i balocchi, la doccia fredda. Basta italico ingegno e destini di gloria, è l'ora della ben più modesta flessibilità sociale, condita da previsioni grigie circa il futuro e nessuna garanzia circa il presente; il teorema per cui i figli stanno sempre un po' meglio dei genitori andato a pallino, anni di lotte e contrattazioni sfumate in nome della contingenza che, si sa, è sempre più dura con qualcuno e più generosa con qualcun altro. E' una parabola estetica che sa di disastroso: dalla durezza compatta dell'acciaio alla ricurva blandizia della gomma, flessa per definizione. Tutto è un po' più molle: le certezze ok, ma anche la musica, i saggi, la terminologia applicata. Si parla di "partiti liquidi", tanto per dirne una. Il pensiero non è più nemmeno debole: non è più, è collassato, passato di mano insieme agli impicci di una burocrazia alla quale addossare ora le colpe dei malanni. L'aver affidato la patata bollente a un gruppo di tecnici, poi, non è molto diverso dal dare le chiavi di casa al solito uomo della provvidenza. E come un popolo penitente, quello italiano si prepara ramingo alla bastonata, sperando in una carota che chissà come e quando verrà. Dalle manie di grandezza, alla rassegnazione della piccolezza, senza gradi intermedi: quanto durerà è ancora da chiarire.

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