La poesia non serve a niente

Dallo strapotere di cui ha goduto per secoli e millenni, la poesia si trova oggi a vivere come una sorta di esiliato in casa, di parente scomodo della letteratura. Parlando sia con gli addetti ai lavori che con i meno attenti all'argomento ho trovato in genere reazioni unanimi: di poesia non frega niente a nessuno. Non se ne parla, non se ne conosce, non se ne consuma. Per poesia si intendono messaggini amorosi, romanticherie svenevoli, chiari di luna e tramoni da cartolina, più qualche riminiscenza scolastica mal digerita e, nel migliore dei casi, un po' di cascame in stile L'attimo fuggente. Curioso, perché di poesia o pseudotale se ne assorbe una quantità smodata e irragionevole da ogni parte, specie dai canali televisivi e mediatici in senso lato. Poesia per pubblicizzare un cioccolatino, poesia per vendere bibite, poesia per ogni genere di occasione. Con il risultato di esserci persi tra le parole e i loro significati, senza una bussola. La poesia è una vergogna. Chi la legge, come me, è costretto a vergognarsene un poco, a doversi giustificare, a dover arrossire e specificare in modo frettoloso e imbarazzato che tutto sommato si tratta di un viziuccio innocuo, che non fa male a nessuno. Meglio non dirlo troppo in giro, si corre il rischio di andare incontro a conseguenze. Perché? Non ho risposte, anche questa volta. Non lo so. Se ne è perso per strada il valore, non se ne conosce più il peso specifico. L'elemento poetico, tolto dal suo contesto e consegnato alla barbarie della comunicazione di massa, è andato incontro ad un deprezzamento progressivo e fatale, in un crescendo irreversibile. Non si torna indietro, a meno di non rivedere il nostro alfabeto di massa e le sue modalità espressive sempre più imprecise e populiste. Forse, anche il fatto di aver demandato il compito di diffonderla e farla apprezzare alla scuola (come per molte altre espressioni umane, non solo letterarie, vedi la musica per esempio) è stato un errore e insieme un'aberrazione. A chi parlare di tutto questo? Ad un professore? Al nostro ministro della Pubblica Istruzione? Al nostro ministro dei Beni Culturali? Immaginiamoci la scena. Ho strappato una risata?

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