rileggendo i Quaderni di Cioran

Sembra quasi che il sentimento prevalente dell'opera di Cioran sia l'indignazione. Indistinta, verso tutto. Ogni cosa, in fondo, offende. E' un pensiero violento e ossessivo il suo, un pensiero ultimo. In pochi si sono addentrati così a fondo nella dinamica negativa del senso, o per meglio dire nella contemplazione della sua assenza. Forse solo Caraco si è addentrato così tanto in un territorio così impervio, ma vista la scarsa diffusione della sua opera in Italia è quasi impossibile tentare un confronto. Cioran invece c'è, per fortuna, una delle tante medaglie da appuntare al petto dell'Adelphi. Non sono qui a tentare di classificare la sua opera, né tantomento di improvvisarne l'esegesi: sono operazioni che non servirebbero a nulla. Cioran va essenzialmente letto, e in silenzio: va affrontato a muso duro, per scoprire che la radicalità della sua prosa in realtà sta parlando a noi e solo a noi, a noi presi uno per uno, come una secchiata d'acqua gelida in faccia. Asistematico, abbandonato da Dio ma alla ricerca di Dio; tradito dagli uomini; solo, molto solo. La solitudine di Cioran meriterebbe un capitolo a parte nella trattazione della sua bio bibliografia. Ieri sera, leggendo i Quaderni, ho provato un moto di improvvisa compassione, nel senso proprio di 'unione nella sofferenza': credo sia in fondo il senso ultimo della sua ricognizione. Un'avventura atipica, frastagliata, dove gli incontri e gli incubi si mescolano, i grandi sistemi collassano, e diventano miseria; ma anche tentare di liquidare questo intellettuale rumeno trapiantato a Parigi come un demolitore sarebbe fare un torto alla ragione. Nella sua unicità si incontra un molteplice fatale, capace di improvvise impennate della coscienza dalla polvere del tempo al pulviscolo stellare, in un percorso accidentato, contraddittorio, segnato da un odio amore per la vita che lascia esterrefatti. L'incontro con Cioran può, in effetti, cambiare una vita. In lui non ci sono più né vittorie né sconfitte, siamo al trapasso in un'altra concezione: dimentichiamoci dei luoghi comuni, mettiamoci in ascolto.

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