un'altra idea di ricchezza


Costituzione della Repubblica Italiana, art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Ricordiamoci bene queste parole. Ricordiamoci bene da dove vengono e con quale spirito sono state scritte. Prima di asserire che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli (art. 11), prima di sancire che la libertà personale è inviolabile (art.13), la Costituzione stabilisce che la cultura, la ricerca e il patrimonio storico, artistico e paesaggistico della Nazione vadano tutelati e promossi. In quanto bene di tutti, aggiungo sommessamente io, e non credo di tradire lo spirito costituzionale. Questa carta, oltre a rappresentare la diga più solida di cui disponiamo a fronte della barbarie giuridica, riconosce anche il nostro diritto a godere della bellezza in cui viviamo: non è un dettaglio di poco conto. Attribuire un valore legale e giuridico al criterio di bellezza significa automaticamente, e con mossa quantomai felice, mettere al bando la speculazione, la razzia, la depredazione di tutta la ricchezza culturale e segnatamente artistica in cui l'Italia affonda le sue radici. Con saggezza i Padri costituenti presero in considerazione un eventuale sciacallaggio del territorio, stupro di massa che avrebbe privato una cospicua parte di cittadinanza di un bene di tutti. Sappiamo come è andata a finire: vediamo ogni giorno come il patrimonio artistico e paesaggistico italiano sia sempre più preda non solo di squallide speculazioni, ma anche di incuria, menefreghismo e ignoranza anche da parte di chi, nelle vesti governative, dovrebbe difendere questa ricchezza, rilanciarla e renderla sempre più fruibile da parte di ogni cittadino. Italiano e non solo, visto che gran parte di questa bellezza è patrimonio dell'umanità. E' bello vedere come il nostro patrimonio culturale sia davvero nostro, e non di qualche ricco padrone: nostro, con tutte le implicazioni e le responsabilità che questo concetto comprende, al punto che se dovesse deperire o cadere in preda alle colate di cemento di qualche sciacallo autorizzato, non potremmo chiamarci fuori dicendo, vigliaccamente: io non c'entro. La Costituzione, nel sancire un diritto, ci ricorda anche un dovere.

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