senza terra

La mesta pagliacciata con cui si avvia a tirare le cuoia questa infausta stagione politica, porta con sé strascichi altrettanto gravi e penosi ma ingiustamente dimenticati. Oltre alla cultura infatti, anche il povero Ministero dell'Ambiente si appresta ad un drastico ridimensionamento, a fronte di una cifra investita già esigua. La così detta "legge di stabilità" taglia di due terzi il miliardo e mezzo di euro destinato al dicastero retto dalla Prestigiacomo. Così, a crudo. Quasi nessuno ne ha parlato, ma questa ennesima sciagura rischia di provocare danni a breve e lungo termine incalcolabili. Destabilizzazione del suolo, delle aree protette, del patrimonio verde che costituisce, unitamente a quello culturale, l'unica, vera risorsa economica dell'Italia: in termini di turismo, di immagine, di qualità della vita. Alla faccia della stabilità. Con una certa dose di cinismo, potremmo dire che non era lecito aspettarsi niente di diverso da questi signori. Certo, la grettezza morale, la miopia, l'incapacità di pensare anche oltre a se stessi lascia un attimo sconcertati; dove sono finite le decantate "libertà", le pluricitate "manovre di rilancio? E allora anche tutta la retorica impiegata nella "difesa del territorio", nella "preservazione delle tradizioni" si rivela un bluff, l'ennesimo di questo circo ambulante. Un modo per soddisfare le frustrazioni del bar del paese, ma non certo per guardare al futuro con quel minimo di decenza e di rispetto di sé che dovrebbe essere il punto di partenza di ogni nuova stagione. Ma il punto è proprio questo: la stagione sta morendo, il tempo della rinascita non è ancora arrivato; siamo in mano ad una generazione di vecchi arnesi, la cui educazione sentimentale, prendo in prestito un'espressione di Nichi Vendola, "si è svolta nei bordelli" e, aggiungo io, all'ombra di un'idea di mondo piccola, provinciale, arroccata nel ristretto campo del giardino di casa propria, un'idea da calcestruzzo e amianto, colate di cemento e irresponsabilità di fronte alla Storia. Un'idea da Rivoluzione industriale e saccheggio sfrenato del territorio, inadeguata, patetica, ormai decomposta sotto strati e strati di cerone.

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