ma sì, polemica

Caro professor Lodoli che scrive per il sito di Tiscali, lei ha pienamente ragione: l'autodisciplina è importante. Gli artisti veramente grandi sono quelli in grado di costruire se stessi nel dolore e nella costanza dell'impegno. Tutti i più grandi hanno seguito questa via crucis: da Michelangelo, che immolò la schiena e la mobilità articolare per la Cappella Sistina, a Proust, che sacrificò vita e salute mentale alla composizione della Recherche. Ma la prego, non ce lo dica in questo modo. Metta da parte l'essere un professore e ci parli alla pari, da scrittore a lettore, da persona a persona; non ci faccia sentire in colpa per colpe che magari non abbiamo, ci esponga se può la sua opinione in modo chiaro e anche energico, ma senza quel tono cattedratico che ha avvelenato il sangue a tanti, che la fa apparire con il registro in mano e la penna rossa, pronto a segnare chi è buono e chi è cattivo, chi è bravo e chi merita un due secco. Perdoni la mia insistenza, ma sento la profonda necessità di farlo: quando lei scrive un post non è a scuola, non ci sta impartendo una lezione, e non tutti hanno la pazienza o il giusto grado di paternalismo per poterla approvare. Opinione di un lettore, per carità. Asino, per di più, e a suo tempo pessimo studente. Per colpa mia, per colpa anche dei suoi colleghi, mi creda. Sulla sostanza di ciò che dice, poi, sono completamente d'accordo. O quasi. Che male c'è a divertirsi per la competizione in sé? Che male c'è se uno non vince ma ottiene un risultato che lo soddisfa? Lei, per esempio, che sembra saperla molto lunga, che cosa ha vinto di importante? Mi creda, e glielo dico con tutto il buonumore che lei forse non approva, siamo già cazziati da tutte le parti anche senza le sue prediche, ancorché benefiche, ancorché impartite con spirito pedagogico. Vede, forse il problema è proprio questo: sono stanco della pedagogia, specie di questo colloso e saccente piglio con cui lei e tanti suoi colleghi mi hanno avvelenato il sangue e le idee. Fino a che non ho realizzato che la sua penna rossa era niente, e poteva essere spezzata in qualunque momento.

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